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Curiosità sulla dipendenza affettiva: perché è importante riconoscerla e superarla

Il mio amico Bill Spinoza (…) sostiene: “Ciò con cui non riuscite ad essere non vi lascerà essere”. Dovete imparare a consentire di esistere a tutto ciò che siete: se volete essere liberi, dovete essere capaci di “essere”.
Illumina il tuo lato Oscuro – Debbie Ford. Macro Edizioni 2012

Attraverso questo articolo cercherò di spiegare cos’è la dipendenza affettiva.

Potrebbe essere un’esperienza che abbiamo vissuto in molti, di cui ne abbiamo solo sentito parlare oppure un incentivo a far luce sulle relazioni interpersonali della società moderna. Gli esseri umani hanno bisogno di darsi appoggio e reciproco sostegno, per questo una qualche forma di dipendenza è sempre implicita nelle relazioni, non solo quella che si instaura con i caregivers, ma anche nelle relazioni adulte.


Dipendenza affettiva come riconoscerla e superarla

Sì, ma cosa succede? Come funziona la dipendenza affettiva?

Il dipendente affettivo vede nel partner la fonte del suo sostentamento emotivo e nella relazione quella della propria gratificazione personale. Il dipendente affettivo non riesce ad abbandonare l’illusione onnipotente di mantenere il rapporto in una dimensione idealizzata e vive nella costante angoscia che qualcosa possa cambiare, non riesce ad accettare i limiti propri e dell’altro e dispone di un ridotto repertorio di risposte per fronteggiare le inevitabili trasformazioni della relazione.

La relazione amorosa tra partner adulti, per esempio, è soggetta a mutamenti nel tempo, a momenti di criticità. La fine dell’innamoramento, della passione, che viene chiamato declino della luna di miele, il passaggio verso una relazione più matura e stabilizzata; l’arrivo dei figli; trasformazioni fisiche e personali; cambiamenti lavorativi; esperienze della separazione e della perdita; sono situazioni che corrispondono a momenti di trasformazioni che possono creare instabilità e paura nel dipendente affettivo.

La dipendenza affettiva diventa così uno scudo dietro il quale nascondere i propri bisogni, la paura dell’abbandono, il senso di colpa, il sentimento di inadeguatezza, la disistima.


Quindi di cosa parliamo quando ci riferiamo alla dipendenza affettiva?

Si tratta di uno squilibrio relazionale che ha luogo quando la persona non riesce ad integrare, prima di tutto dentro se stessa, le dimensioni di dipendenza-indipendenza, collocandosi in tal modo ad uno degli estremi di questa polarità, spezzando il continuum delle soluzioni relazionali e arrivando ad una modalità di “azione”, aggrapparsi all’altro o rifuggirne.

Il rischio principale è di ritrovarsi in una relazione non sana, di disequilibrio, poiché il bisogno di riconoscimento proiettato sull’altro supera la realtà oggettiva di ciò che avviene effettivamente all’interno della relazione.

Quando siamo intensamente attratti da una persona esiste sempre, al di là delle razionalizzazioni coscienti, una motivazione inconscia che ci spinge a legarci a quel determinato oggetto, e questa motivazione inconscia ha a che fare con le relazioni oggettuali interiori, ovvero con quell’immagine inconscia del femminile o del maschile che abbiamo sedimentato nell’infanzia. Certamente amiamo la persona anche per le sue qualità e caratteristiche psicologiche, ovvero l’oggetto in sé apprezzabile e degno d’amore, ma dal punto di vista psicoanalitico queste qualità e caratteristiche dell’oggetto non avrebbero potere catalizzatore se non attivassero il nostro mondo interno, altrimenti saremmo disponibili verso qualsiasi oggetto e non potremmo direzionare una scelta precisa.


Love addiction: com'è cambiato il concetto di dipendenza

La concezione di dipendenza ha subito una revisione importante: si è passati dal concetto di dipendenza come patologia dovuta al consumo di sostanze, al concetto di dipendenza

patologica, ponendo maggiormente importanza al legame patologico che si instaura tra l’individuo e l’oggetto della sua dipendenza, dove l’oggetto può essere sia una sostanza sia un comportamento o anche una relazione. Viene utilizzata la parola addiction con riferimento proprio ai processi e ai legami psicologici della dipendenza. Si tratta di una dipendenza psicologico in grado di determinare un desiderio incontrollabile

di assumere un certo comportamento, di trovarsi in una determinazione situazione, di non poter fare a meno di qualcuno.


Perché è importante riconoscere la dipendenza affettiva

Ognuno ha bisogno di sentirsi unico, prezioso, irripetibile, affinchè un sentimento di sé prenda forma e, a partire da questo, per potersi sentire importante, per creare qualcosa, per amare. E ognuno ha bisogno contemporaneamente di riconoscersi in persone grandi, meravigliose, per potersi sentire rassicurati, sostenuti, legittimati nelle espressioni.

I bisogni di trovare oggetti da idealizzare e dai quali essere riconosciuti sono bisogni strutturali, hanno la funzione di mantenere l’organizzazione, l’equilibrio e la stabilità della nostra attività mentale, oltre che nella nostra autostima e del sentimento di noi stessi. Un sentimento di sé e un’autostima possono esistere e mantenersi soltanto rispetto ad un riferimento, un ancoraggio, un’appartenenza che diano un senso al nostro esserci.

Quando impari a riconoscere l’amore per se stesso, impari ad amare l’altro nel suo vero essere, per completarsi e non annullarsi l’uno con l’altro.


Uno sguardo alle teorie classiche per comprendere i meccanismi alla base della dipendenza affettiva

Per approfondire le teorie classiche psicodinamiche e psicoanalitiche che si occupano dei meccanismi sottostanti la dipendenza affettiva consiglio:

La Teoria dell’attaccamento di Bowlby, il quale enfatizza l’importanza dei primi legami affettivi per l’acquisizione della competenza sociale e adattamento;

Freud con la sua teoria dello sviluppo sessuale nella quale sostiene che la madre soddisfacendo i bisogni del bambino nelle varie fasi dello sviluppo lo educherà a tenere a freno le sue pulsioni e indirizzarle in comportamenti socialmente accettabili;

Melanie Klein inserisce il concetto del mondo interno degli oggetti, ovvero quando entriamo in un rapporto con un persona, si attivano in noi immagini interne con attributi positivi e negativi, queste immagini ci guideranno nella relazione attraverso la proiezione. Immagini dettate sempre dal rapporto con l’oggetto buono e cattivo, ovvero la madre.

Si riscontra così il bisogno di trovare oggetti da idealizzare e dai quali essere riconosciuti, un bisogno strutturale che permette di mantenere l’equilibrio e la stabilità della nostra attività mentale, l’autostima e sentimento per noi stessi.


La dipendenza non è un concetto semplice da definire, per questo motivo va esplorata partendo dalla neurobiologia della dipendenza, la sua definizione diagnostica del DSM, la sua evoluzione, il riconoscimento delle dipendenze comportamentali, cosiddette New Addictions, nelle quali il soggetto mette in atto comportamenti compulsivi in mancanza dei quali la vita stessa appare priva di senso e di gratificazione, arrivando alla Psicologia analitica di C. G.Jung, descrivendo gli immaginari inconsci proiettati nelle relazioni del dipendente affettivo come Anima e Animus, la Grande Madre e l’Ombra.


Aggiungo qualche lettura consigliata:

Carotenuto A., Eros e pathos. Margini dell’amore e della sofferenza, Bompiani, Milano 2002

Carotenuto A., Il gioco delle passioni, Bompiani,Milano,2005

Neumann E., La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell'inconscio, Astrolabio, 1981

Norwood R., Donne che amano troppo, Feltrinelli, 1985

Lingiardi V. “Personalità dipendente e dipendenza relazionale”, in Caretti V., La Barbera D. Le dipendenze

patologiche. Cortina, Milano,2005

Platone, Simposio, Adelphi, 1979

-Roth W., Introduzione a Jung, Magi, Roma, 2005

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